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gruppo alpini di sandigliano (BI) e coro La Ceseta


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DON BRICARELLO

IL GRUPPO

Don Pietro nasce a Casanova Elvo (VC) il 31/07/1918 da Felice e Gallione Giuseppina. Battezzato a Casanova il 04/08/1918 con padrino Gallione Ignazio e Madrina Bricarello Ines.
Ordinato Sacerdote da Mons. Carlo Rossi il 07/07/1941
Viceparroco a Valdengo nel 1941
Viceparroco a Sandigliano nel 1942
Nominato Cappellano militare l'8/01/1943
Ritorna Viceparroco a Sandigliano nel 1945
Economo spirituale di Sandigliano dal febbraio 1948
Nominato Vicario di Sandigliano il 29/03/1948 e prende possesso il 18/07/1948
Cavaliere della Repubblica dall'anno 1975
Nel regno di Dio dal 3/12/1977

Un vero Cappellano Alpino
(di Mons. JOSE COTTINO, Parroco della Crocetta di Torino - Cappellano capo regione Piemonte)
articolo tratto dal Bollettino Parrocchiale di Sandigliano - Numero unico del Dicembre 1977

Don Pietro Bricarello venne nominato cappellano militare di mobilitazione l'8 gennaio 1943, quando ormai la situazione bellica italiana stava precipitando verso la disfatta. Il giovane Viceparroco non aveva ancora venticinque anni. L'educazione seminaristica non ci aveva certamente preparati a cadere d'improvviso nel crogiuolo di uomini e di cose, incandescente e fangoso nello stesso tempo, della guerra.
Don Pietro era partito volentieri. Allora non si facevano riflessioni e discussioni sul militarismo, sull'obbiezione di coscienza. Pensavamo che c'erano degli uomini. dei giovani sopratutto, che avevano bisogno di un prete. Erano anime in attesa di qualcuno che fosse loro vicino come un fratello, che parlasse loro a nome del Signore. Si partiva volentieri per questo.
Era già partito, mascherando il suo fisico di riformato, Don Secondo Pollo, il direttore spirituale del Seminario, l'assistente diocesano dei giovani cattolici di Vercelli, senza discutere per fare il prete in mezzo ai soldati.
Ha scritto recentemente il presidente nazionale degli Alpini, Bertagnolli : " La guerra non è mai stata voluta dal Popolo. e tanto meno dai ministri di Dio. Ma la guerra c'è stata. E migliaia di uomini sono stati gettati allo sbaraglio. Abbandonati in una trincea o in corsa contro la mitraglia. avrebbero dovuto i preti ignorare questa realtà ?... Sarebbe stato enormemente più comodo. Ma forse Cristo non sarebbe stato contento. Forse cristo si sarebbe sentito abbandonato e tradito ancora una volta. Perchè Cristo era là. Era uno di loro. Era ognuno di loro. cappellano militare, non potevi non esserci... Tu, Uomo fra gli uomini. Tu presente. In mezzo a tanti cristi che il mondo d0oggi cerca impunemente di sputacchiare e di crocifiggere. Tu. Povero prete votato alla Pace, Dovevi esserci. Al di là di qualsiasi retorica e di ogni falsità. Dovevi calarti nelle miserie che compongono questa carcassa che incornicia (bene o male) la nostra anima...Dovevi. Perchè altrimenti avresti potuto benissimo smettere di vivere" (Da "Bonus Miles Christi" n.5 - 1977. p.200)
Cosi penso Don pietro. Egli non doveva certamente mascherare il suo fisico, come Don Pollo, per poter partire. E fu un vero alpino. scrive un cappellano degli alpini, anche lui piemontese di Susa, Mons. Aldo Parisio : " Come per essere sacerdoti è necessario essere uomini veri, cosi per essere cappellani degli alpini è necessario essere alpini. Accettare, condividere la vita dell'alpino nella natura e sulla montagna è un tempo privilegiato per un cappellano. E' Bello confrontarsi con la fatica, con le difficoltà dell'ascendere, condividere il vento, la pioggia e l'arsura del sole, dividere il sudore, la gioia assieme a un pezzo di pane : è modo di vivere, dell'alpino e del cappellano alpino. Se non si vive questa dimensione si potrà essere cappellani di reparti alpini, mai però cappellani alpini".
Don Bricarello divise il sangue con i suoi ragazzi del battaglione "M. Pavione" del 7° Reggimento Alpini e negli otto mesi di guerra divenne uno di loro. Poi i due anni di prigionia nei lager nazisti di Limburg e di Meppen-Greven; lunghi interminabili mesi di incertezze, di umiliazioni, di stenti e di fame, cercando di superare se stessi per infondere negli altri la resistenza morale per la dignità della persona umana, per la libertà e per la pace. al ritorno tutta la maturazione interiore, la conoscenza profonda degli uomini, la comprensione verso tutti, la disponibilità ad aiutare e a compatire furono le premesse per un fruttuoso ministero parrocchiale.
Don Pietro ebbe però un'altro merito. Non dimenticò mai i suoi alpini, tutti gli alpini. Con notevole sacrificio di tempo e di impegno fu sempre al loro fianco, fratello tra fratelli, seguendo l'Associazione, aiutandola, animandola. tra alpini non occorrono molte parole per intendersi. Erano eloquenti le lacrime dei "Veci" e dei "Bocia", che passarono la notte a vegliare la salma del loro cappellano.


Come divenne Vicario di Sandigliano
( del Don Cav. Pietro Viola Vicario di Andorno Micca)

Terminata la guerra 1940-45 durante la quale fu cappellano degli Alpini, prigioniero insieme al colonnello Mario Verona di Andorno, Don Bricarello tornò a casa. Il Vescovo Mons. Rossi lo inviò viceparroco ad Andorno. Venne un pomeriggio di domenica. Bevuto il caffè, fece presente al Vicario Don Viola di aver accettato per varie domeniche di incontrarsi con gli altri alpini reduci dalla guerra, con i partigiani e vari altri. Chiese che cosa ci fosse da fare e il Vicario lo condusse nel cortile dell'Oratorio, dove si trovavano già i ragazzi. Don Pietro li avvicinò, formò la squadra di gioco el, preso il pallone, diede il via alla partita che si protrasse fino alle diciassette. Intanto il Vicario era andato in chiesa per la funzione. Ebbe una ispirazione: non sarebbe stato utile il servizio di Don Pietro nell'ampliare gli incontri con i soldati, dato il forte sbandamento inevitabile nel dopo guerra ?

Quando Don Pietro pose termine alla partita e venne a salutare il vicario per intendersi sulla sua venuta definitiva ad Andorno, il Vicario espose il suo pensiero sull'utilità della sua opera tra i soldati reduci e per fare ciò rendevasi indispensabile il suo ritorno a Sandigliano per maggiore disponibilità di tempo e possibilità di azione. I Vicario sarebbe andato subito dal Vescovo per parlare in merito. Il lunedì seguente Don Viola chiese udienza a Mons. Rossi ed espose il suo pensiero. Il volto del Vescovo si distese, l'occhio si illuminò. "Lei viene a togliermi un grosso fastidio, perchè in questi giorni il Vicario di Sandigliano mi ha fattao le sue rimostranze per avergli tolto Don Pietro".
Congedatosi dal Vescovo, Don Viola scese la scala e nell'atrio del palazzo s'imbattè in Mons. De Lorenzi, Vicario di Sandigliano. Questi agitando la mano come disperato gridò "Ah quel Vicario di Andorno che mi ha portato via il mio Vice !!!".
Don Viola conosceva Mons. De Lorenzi, perchè zio del Vicario di Cossato, perciò gli si avvicinò con tutta confidenza: "Caro Monsignor stia tranquillo, vengo adesso dal Vescovo, cui ho riferito di lasciarle Don Pietro". Il Vicario strinse forte forte la mano di Don Viola dicendo: "Chiel a l'è 'n galantom".
E così Don Bricarello tornò a Sandigliano, dove alla morte di Mons. De Lorenzi fu eletto Vicario.

I Tuoi Parrocchiani ti ricordano così
Un Alpino, un Amico, un Prete

Ciau Don Pietro, addio.
Schierati sull'attenti al Tuo passaggio tanti nostri gagliardetti ti hanno reso omaggio.
A Sandigliano d'improvviso hai lasciato una schiera di amici. Sì Don Pietro, sono le Tue rare doti sempre profuse di umana bontà che renderanno perenne il Tuo ricordo e che saranno per noi Alpini esempio e fiaccola per essere più degni di questa grande famiglia, di cui Tu eri l'animatore, la guida, l'espressione più viva del nostro pensiero e del senso vero della nostra vita di Alpini.
Ti abbiamo perduto, fedele amico. Quanta tristezza.
Vogliamo esprimerti il nostro pensiero, che riflette il nostro agire, ma sopratutto il nostro sentire e darTi il più caro saluto, dirti il vuoto che hai lasciato fra di noi e in noi.
Ti abbiamo visto percorrere, l'ultimo umano percorso portato a spalle dai Tuoi veci e bocia, dietro a te tante creature semplici di Tuoi parrocchiani, altre venute da lontano come gli amici di Moggio del Friuli, con il loro sentimento di rimpianto, di ricordo di Te, a testimoniare con la loro presenza, l'uomo che Tu sei stato, il bene che Tu hai fatto, l'ascendente, il prestigio che Tu hai esercitato fra gli uomini, fra la Tua gente, fra noi Alpini.
Tutti sapevano che Tu eri un buono, un forte, ma prima di tutto un Alpino. Questo è il ricordo di Te che noi abbiamo, di uomo e Sacerdote, e rimarrai in noi tutti uno dei Suoi figli migliori.

Addio Don Pietro
( dell'Avvocato EDMONDO GATTI Vicepresidente Nazionale A.N.A.)

E' una domenica mattina; sono da poco passate le nove, quando mi chiama al telefono Alvise: "Purtroppo ho una tristissima notizia da darti.
E' morto questa notte Don Pietro!"
Sulle ultime, tragiche parole cade un silenzio pieno di significato, di stupore, di incredulità, di dolore.
Dopo qualche minuto di sbigottimento, si fanno pressanti le mie domande: desidero conoscere i particolari. Come, quando, dove è accaduto?
Le notizie sono per il momento frammentarie e insicure; una cosa solo, purtroppo, è certa: la notizia, tragica e incredibile, è vera.
Riattacco il ricevitore e ad intervalli brevissimi si susseguono dieci, venti telefonate, sono Alpini, i Tuoi alpini Don Pietro che desiderano avere notizie, che intendono dare ragguagli. Nella voce di ognuno c'è un velo profondo di tristezza. Le parole escono a stento. E' difficile parlare. Parlare di Te che ci hai lasciati.
Poi, poco alla volta, emergono i particolari: eri stato a Novara, dove avevi accompagnato alcuni Tuoi parrocchiani per dare loro la Tua assistenza morale in occasione di un grave processo. Eri stato loro vicino, li avevi rasserenati con la Tua parola, con il Tuo sguardo, come tanti anni fa facevi co i Tuoi Alpini nel momento del pericolo.
Poi, sulla strada del ritorno, eri stato colto da improvviso malore; a nulla erano valse le cure dei medici dell'Ospedale di Novara; poche ore dopo il ricovero i Tuo cuore buono e generoso si Sacerdote, di uomo, di Alpino aveva cessato di battere !
Una corsa a Novara, con Alvise, per vederti ancora una volta. Con tanta, tanta pena in cuore. E là, nella fredda cappella mortuaria, abbiamo avuto la conferma di quanto bene Ti volevano coloro che avevano avuto la ventura di conoscerti. Erano i Tuoi Alpini; erano i Tuoi parrocchiani che sfilavano in silenzio davanti al Tuo corpo senza vita; e più d'uno aveva gli occhi lucidi di pianto; in ognuno di essi vi era una tristissima constatazione: era un amico, un vero amico, che ci lasciava.
Sei caduto così, Don Pietro, nell'assolvimento del Tuo compito, come si conviene ad un Cappellano degli Alpini.
Ci hanno rinnovato, con l'esempio, il ricordo dell'<arduo dovere> di cui eri solito parlarci.
Non sentiremo più le Tue parole, Don Pietro; non celebrerai più alla chiesetta del Camino o al Sacrario del nostro Museo la Messa per i nostri caduti.
"Dobbiamo incontraci più sovente", ci avevi detto l'ultima volta. E invece non Ti vedremo più.
Le Tue parole di pace, di amore, di fraternità non ci giungeranno più dalla Tua voce, nè dai Tuoi scritti. Ma noi le avremo ugualmente presenti e non le dimenticheremo, così come non dimenticheremo Te per il bene che hai saputo dare a ciascuno di noi.
Ci eri sempre vicino, in ogni circostanza lieta e triste della nostra vita. Eri accorso anche in Friuli, al nostro cantiere di Moggio, per portare conforto con la Tua presenza a quella gente che soffriva. Anche là hai dimostrato in modo tangibile quale fosse la Tua tempra di Sacerdote e di Alpino. Non ti sei limitato a dare a quella popolazione un aiuto morale pure assai importante in quei momenti ma hai voluto prestare la Tua opera anche materialmente, lavorando come manovale: tra le macerie, siu tetti, come gli altri !
Ed allora, ricordando quella grandiosa, tragica ed umana esperienza che ciascuno di noi ha vissuto accanto ai nostri fratelli friulani, Ti saluterò ancora una volta come loro Ti salutavano: Mandi, Don Pietro Addio !

Alleghiamo copia di alcuni articoli estratti dal bollettino parrocchiale sopra citato :































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